venerdì 14 settembre 2007

NOTE DI OSSERVAZIONE






Sembrano sconnessi, senza un senso, che significato ha annodare un cane con una processione, allegarci poi la testimonianza di un travestito, aprire le porte di un cimitero e far parlare a brucia pelo la noia di un volontario del 118? Ancora, che senso ha leggere una poesia con tono di speranza a dei giovani che vivono nel precariato, come se servisse a porre un rimedio alla loro condizione, come se le righe fossero scritte di verità, come se servissero come dei manici a cui aggrapparsi?
Forse perché siamo convinti che a dover spiegare tutto siano sempre le parole, senza mai prendere a peso il loro contenuto, il loro intuito a spalancarsi su VISIONI, ampie, sterminate. Le parole, già, esplodono quando tentano di mettere a nudo una realtà, muoiono quando hanno la presunzione di dire tutto.
Nelle nove osservazioni sull’allerta è già questo senso del vero. Ciò che è contenibile in una parola. Questo bisogno certo che ci assicuri sicurezza, una parola è troppo poco per un significato.
Se le immagini non ci danno sicurezza è perché contengono brivido, passione, delusione, riso, tensione, apertura, favole, un mondo che non c’è.

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